L’idealizzazione della bonifica dell’Agro Pontino è stato un grande successo per la macchina della propaganda fascista. Forse ancora di più della stessa opera di bonifica.

La macchina della propaganda fascista all’opera

L’enorme risonanza che il progetto di bonifica ebbe all’epoca e che perdura fino ai giorni nostri, è dovuto in particolar modo allo straordinario funzionamento della macchina propagandistica fascista, che anche in questa occasione dimostrò tutta la sua efficacia. Il principale obbiettivo della bonifica era quello di dimostrare tutta la forza del regime fascista in una zona di grande visibilità. Con le parole di Ugo Todaro, la bonifica “attrae l’attenzione del mondo interno” e fornisce “una grande dimostrazione della perfetta organizzazione del regime quando intraprende i più alti compiti richiesti dalla civiltà”[1].

E in effetti il primo obbiettivo non dichiarato dell’opera di bonifica doveva essere proprio quello di dimostrare la forza del regime fascista in una zona di grande visibilità come lo era quella dell’Agro Pontino. Come spiegò lo stesso Mussolini nel 1935 “è da ciò che abbiamo fatto nelle Paludi Pontine che si deve valutare la forza della nostra volontà, così come l’organizzazione e la capacità creativa della rivoluzione delle camicie nere”[2]. Il governo fascista difatti utilizzo tutte le armi di cui disponeva per tenere i riflettori ben puntati sull’area. Incentivò la creazione di riviste (come la “Bonifica Integrale”), inaugurò mostre (come la mostra itinerante per il decennale della legge Mussolini, partita nel 1938 da Circo Massimo e che toccò le maggiori città italiane e  molte città internazionali come New York e Monaco di Baviera) e, soprattutto, promosse la produzione di film a riguardo. Sono almeno i tre i film prodotti in questo senso: “Camicia Nera”, “Dall’acquitrino alle giornate di Littoria” e “Sole”.

Il primo film, diretto da Gioacchino Forzano e prodotto dall’Istituto Luce nel 1933, ripercorre tutte le parti salienti della rivoluzione fascista, partendo dalla marcia su Roma per arrivare alla bonifica delle paludi. Il messaggio del film è palese: il fascismo ha trasformato “la febbre della palude nel sole di Littoria”[3].

“Dall’acquitrino alle giornate di Littoria” è un vero e proprio documentario di propaganda sull’opera di bonifica, prodotto sempre dall’Istituto Luce, nel 1935.

L’ultimo film, “Sole”, diretto da Alessandro Blasetti, descrive l’opera di bonifica come vera e propria metafora del grande disegno mussoliniano di “fare” gli italiani. La bonifica della palude viene qui intesa come la redenzione stessa del popolo italiano.

Risulta interessante notare come il regime descrivesse la creazione della nuova provincia come la conquista di una nuova terra per l’Italia, una terra irredenta che veniva ora riconsegnata al paese. Paolo Orano, un teorico fascista, descrisse questo processo come “espansione imperiale in casa”[4]. Una frase che per me non solo riassume l’immagine che il regime voleva dare all’impresa, ma ben si ricollega con quanto detto precedentemente sulla bonifica. In particolare, di come essa venisse condotta come fosse una campagna di conquista militare. Questa mutazione dell’Agro Pontino in terra da redimere è il frutto diretto dei trattati di pace di Versailles del 1919, e della delusione che essi comportarono in molti italiani.

In effetti i trattati di pace rappresentavano, per il fascismo e non solo, un altro dei fallimenti di epoca liberale. In ogni caso, la propaganda fascista ebbe molto successo, forse anche di più della bonifica stessa. La parola “bonifica” ebbe così tanta risonanza mediatica (positiva) da legittimare varie politiche intraprese in seguito dal regime. Come la “bonifica dei libri”, quella “culturale” (connessa al concetto di purità razziale) fino ad arrivare al concetto di “bonifica umana”[5]

FONTI E APPROFONDIMENTI:

Qui il nostro articolo sulla bonifica “totalitaria” dell’Agro Pontino.

Qui il nostro articolo sulle vittime dimenticate della bonifica.

[1] Ugo Todaro, Progetto di trasformazione fondiaria dell’Agro Pontino: II lotto., Relazione del 1 gennaio 1933.

[2] La redenzione dell’Agro Pontino, Rivista di malariologia, XIV, 1935, sezione II, pp. 252–253.

[3] Corrado d’Errico, Camicia Nera: Film della guerra e della Rivoluzione. Dal 1914 al 1933: dalle febbri della palude al sole di Littoria, Tribuna, 21 Mar. 1933.

[4] Paolo Orano, Il Fascismo, Pinciana Anno, Roma, 1940, vol. 2, 60–61.

[5] Termine, questo, preso in termine dal medico Grassi ma di cui si stravolse totalmente il significato originario, che faceva invece riferimento alla terapia antimalarica.